In queste pagine mi sono impegnata a sviluppare un discorso intorno all’Arte della Ceramica. Ma credo che per affrontare e sviscerare il tema nella sua totale ‘complessità’, devo innanzitutto stanarla dal suo isolamento. E più rifletto su quello che devo scrivere o raccontare e più mi accorgo che la Ceramica non deve parlare alla Ceramica. La Ceramica deve essere sorella, e non figlia, di un universo più completo che parla la lingua della scultura, della pittura e delle arti tutte.
E allora perché la fotografia? Perché Ilaria Prili? Perché Ilaria, nelle sue fotografie si comporta da scultrice. Perché le sue immagini sono forma e materia pura. Perché lei ha deliberatamente intitolato il suo libro “The Invisible Touch”, quel tocco invisibile che i ceramisti conoscono molto bene: atto creativo e misura della Visione.
Come uno scultore aggiunge e sottrae e si muove intorno a quello che non è più un vestito, una modella, ma un’opera. Il colore prende forma, le ombre si svelano e la luce diventa corpo.
Ilaria cerca ‘il segreto’ in un mondo, quello della moda che, per luogo comune, sembra non averne.
Assecondare la misura dello sguardo e della visione è una scelta e la scelta trasforma l’operazione del fotografare in LINGUAGGIO e STILE.
Quindi potrà sembrare contorto, ma qualsiasi esercizio dell’occhio umano, qualsiasi manipolazione della materia e trasformazione della Visione in qualsiasi espressione d’arte, può essere un contributo al dialogo che per qualche strano e ingiusto motivo si è interrotto tra la Ceramica, la Scultura e le altre forme d’arte.
(jasmine pignatelli)
“The Invisibile Touch” fotografie di Ilaria Prili.
Le fotografie sono state esposte nella Galleria "2me SECONDOME" di Roma e per l'occasione è stato pubblicato il libro “The Invisibile Touch” edito da Studio 12.